GM - Guardiani dei Mari

Corazzata Bismark - Le sue vittorie e il suo affondamento, La grande battaglia

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view post Posted on 25/10/2008, 12:31     +1   -1
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Ammiraglio della Flotta

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Storia degli incrociatori da battaglia


Premessa

Agli inizi del 1941 la Germania nazista controllava gran parte dell'Europa. Unico nemico che resisteva ostinatamente era la gran Bretagna, nonostante le offerte di pace fatte da Hitler e le sue rassicurazioni di non avere nessuna intenzione di distruggere l'Impero dei "cugini" anglosassoni.
Il Furher e l'entourage nazista erano molto contrariati da questo atteggiamento di totale chiusura verso il "Terzo Reich", da parte del governo inglese che, a loro dire, si rifiutava di prendere atto della sconfitta.
Hitler aveva rinunciato, ormai, ad uno sbarco in Inghilterra, a causa del fallimento dell'offensiva aerea scatenata nell'estate precedente e conclusasi con la perdita per la Luftwaffe di ben 1814 aerei (il doppio dei 915 caccia persi dalla Royal Air Force). Per questo motivo il dittatore nazista pensò di cambiare tattica: decise di affamare gli inglesi affondando quanti più mercantili possibili transitavano in Atlantico per portare i necessari rifornimenti alle isole britanniche. Era convinto che così gli inglesi, ridotti allo stremo dalla fame, sarebbero venuti a miti consigli. Pertanto scatenò i suoi sommergibili, gli "U boot" dell'ammiraglio Doenitz, contro i convogli mercantili inglesi. Ma occorreva fare ogni sforzo per la riuscita di questo piano ed a tal fine era pronta una nuova arma da utilizzare contro quell'irriducibile nemico: la corazzata "Bismarck".

Questa nave, insieme alla gemella "Tirpitz" che sarebbe entrata in servizio l'anno successivo, era una delle poche navi della quale era stata autorizzata la costruzione dal dittatore nazista. Infatti Hitler aveva una mentalità prettamente rivolta alla guerra terrestre e, pur avendo dato (di malavoglia) il suo assenso al cosiddetto "Piano Z", che doveva portare alla costruzione di nuove e potenti navi per la marina tedesca (la flotta d'alto mare della prima guerra mondiale non esisteva più perchè, consegnatasi agli inglesi in virtù delle clausole dell'armistizio del 1918, si era poi autoaffondata a Scapa Flow, base navale inglese situata nellee isole Orcadi per evitare di cadere nelle mani dei vincitori), allo scoppio della guerra annullò quasi completamente la costruzione di nuove navi.

Il Furher riteneva infatti che la loro costruzione fosse troppo onerosa per il Reich le cui risorse, a quel punto, dovevano essere impiegate nell'esercito e nell'aviazione quali armi necessarie per conseguire una rapida vittoria. Pertanto, all'inizio della guerra, la Marina tedesca era una forza alquanto debole e non poteva certo contendere il dominio dei mari alla flotta britannica, in quel momento la prima al mondo a pari merito con quella statunitense, e neanche confrontarsi con quella francese. La sconfitta della Francia e l'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania avevano migliorato leggermente la situazione (l'Italia aveva una buona flotta, equivalente a quella francese, ma la sua efficienza bellica era gravemente menomata dalla mancanza del radar e da alcune scelte infelici di Mussolini tra le quali quella che aveva impedito la costruzione di portaerei perchè "l'Italia era essa stessa una portaerei naturale protesa nel Mediterraneo").
Adesso Hitler era intenzionato a scatenare la potente e nuovissima corazzata "Bismarck" contro i convogli inglesi. I servizi di informazione britannici vennero però a conoscenza di questa intenzione e nelle stanze dell'Ammiragliato inglese si diffuse la più viva preoccupazione. Infatti l'Impero britannico era entrato in guerra con 15 corazzate e incrociatori da battaglia ma, erano quasi tutte navi che risalivano alla prima guerra mondiale. Anche se alcune di esse erano state rimodernate, non apparivano in grado di competere con la modernissima "Bismarck". Inoltre parte della flotta era stata dislocata nel Mediterraneo per fronteggiare la flotta italiana (era stata costituita la Mediterranean Fleet). Le navi disponibili si erano poi ridotte a 14 perchè una delle corazzate, la "Royal Oak", era stata affondata il 14 ottobre del 1939 da un sommergibile tedesco che era riuscito ad introdursi nella munitissima base di "Scapa Flow".

Ma la maggiore preoccupazione dei vertici della marina britannica era data dal fatto che non sembravano esservi navi in grado di contrapporsi efficacemente alla "Bismarck" che costituiva il vanto dell'ingegneria navale tedesca. Si trattava di una nave da 42.000 tonnellate standard, armata con 8 cannoni da 381 millimetri lunghi 47 calibri, di progettazione modernissima. Era difesa da un sistema di corazzatura superbo, che utilizzava acciai speciali prodotti dalla Krupp di Essen, ed era spinta da un apparato motore da ben 150.000 cavalli che poteva spingerla ad oltre 30 nodi di velocità. Due sole corazzate le superavano in armamento, la Nelson e la Rodney, armate con nove cannoni da 406 millimetri lunghi 45 calibri. Ma si trattava di navi completate nel 1923, mai rimodernate, e pertanto la loro superiorità era solo teorica ma non reale. Inoltre la velocità di questa navi era di soli 23 nodi e pertanto la "Bismarck", molto più veloce, avrebbe potuto tranquillamente interrompere il combattimento se fosse risultato a lei sfavorevole. In definitiva soltanto tre unità erano in grado di raggiungere la stessa velocità della "Bismarck": gli incrociatori da battaglia "Repulse" e "Renown", che risalivano al 1916, da 32.500 tonnellate standard. Essi però erano armati soltanto con 6 cannoni da 381 millimetri (modello 1912) e, pur essendo stati rimodernati negli anni 30, non apparivano in grado di competere con la nave tedesca che era stata progettata secondo soluzioni costruttive modernissime.

Foto Bismarck
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Il "gap" più preoccupante era costituito dal fatto che la loro corazzatura poteva essere perforata facilmente dai proiettili della "Bismarck". Viceversa i cannoni inglesi da 381 avrebbero trovato molte difficoltà a perforare le speciali corazze Krupp della nave tedesca. L'altra nave in grado di correre come la "Bismarck" era il grande incrociatore da battaglia "Hood" ammiraglia della flotta britannica ed orgoglio della nazione inglese che lo chiamava "Il potente Hood". Questo incrociatore da battaglia, impostato nel 1916 e completato nel 1920 era una nave da 42.500 tonnellate standard ed era, in quel momento, la nave più lunga al mondo, misurando ben 262 metri, 11 più della corazzata tedesca. Di lì a poco, alla fine del 1941, l'entrata in servizio delle gigantesche corazzate giapponesi della classe "Yamato", da 62.500 tonnellate standard ed armate con cannoni da 460 millimetri, infrangeranno questo primato per un solo metro di lunghezza. Le corazzate statunitensi classe Yowa, da 48.000 tonnellate, armate con 9 cannoni da 406 millimetri e lunghe 270 metri , arriveranno solo nel 1945. La "Hood", in virtù di un apparato motore di ben 24 caldaie con 144.000 cavalli di potenza (un vero record al momento della sua entrata in servizio), poteva navigare ad oltre 31 nodi e pertanto era veloce come la "Bismarck".

Foto Hood
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Ma il tempo passava ed anche la "Hood" era invecchiata. Pertanto all'ammiragliato non restava altra scelta che lanciare nella mischia le due nuovissime corazzate classe "King George V". La seconda di esse, la Prince of Wales", aveva ancora gli operai a bordo per le rifiniture! Queste, due corazzate, da 36.600 tonnellate standard, facevano parte di una classe di cinque unità ed erano navi moderne ma, complessivamente, inferiori alla "Bismarck" ed anche alle corazzate italiane classe "Vittorio Veneto". Il loro armamento principale era costituito da 10 cannoni da 356 millimetri, lunghi 45 calibri modello 1936. Si trattava dunque di artiglierie con prestazioni inferiori a quelle in dotazione alla "Bismarck". Inoltre anche il loro sistema di protezione non poteva competere con la loro rivale tedesca e, da ultimo, la loro velocità di 28 nodi, era leggermente inferiore a quella della nave tedesca.


Riferimenti storici

A dire il vero alcuni dei più esperti ufficiali di marina inglesi avevano molte perplessità sulla possibilità per la "Hood" di opporsi alla "Bismarck". I più anziani ricordavano quello che era avvenuto alla battaglia dello "Jutland", nel 1916 durante la Prima guerra mondiale, quando tre incrociatori da battaglia inglesi erano saltati in aria sotto i colpi della navi tedesche. Inoltre la "Hood", pur essendo l'orgoglio della marina britannica, aveva alcuni punti deboli tipici degli incrociatori da battaglia inglesi costruiti nel decennio tra il 1910 ed il 1920. Era stato infatti concepito, nel 1916, come un velocissimo cannonieri da oltre 32 nodi di velocità ed armato con otto cannoni da 381 millimetri. Doveva far parte di una classe di quattro unità in risposta all'impostazione da parte della marina imperiale germanica di sette grandi incrociatori da battaglia armati con cannoni da 356 e 381 millimetri. Quando la Germania interruppe la costruzione di queste navi anche la Royal Navy ordinò la sospensione della costruzione di tre dei quattro incrociatori da battaglia appena impostati (l'"Anson", l'"Howe" ed il "Rodney"). Venne però ordinata al prosecuzione dei lavori sull'"Hood".

Dopo la battaglia dello Jutland, in cui era apparsa evidente l'insufficiente protezione degli incrociatori da battaglia inglesi, i progetti vennero rivisti. Venne migliorata la corazzatura della cintura (da 203 a 305 millimetri), delle artiglierie e delle barbette, ma, trattandosi di interventi su un progetto già definito, non fu possibile eliminare tutti i punti deboli della nave. D'altronde la filosofia costruttiva del progetto era volta a privilegiare la velocità e l'armamento sulla protezione in ossequio al principio di lord Fisher che "la velocità è essa stessa una fonte di protezione". Il suo dislocamento, originariamente previsto in 36.500 tonnellate, in virtù di queste modifiche salì ad oltre 42.000. Al momento della sua entrata in servizio le furono riservati due lusinghieri, ed opposti, giudizi: "una nave splendida, fuori dal suo tempo" e "un errore splendidamente riuscito".

La "Hood" negli anni "20" mostrò la potenza navale britannica in un lungo giro del mondo, ma negli anni "30", l'Ammiragliato iniziò a pensare di sottoporla ad un grande ciclo di lavori di ammodernamento. Occorreva migliorare la protezione subacquea e, soprattutto, quella dei ponti che in gran parte erano dotati di una corazze dello di appena 32 - 38 millimetri di spessore, valore assolutamente insufficiente rispetto alla minaccia portate dalle bombe d'aereo (il progresso tecnico aveva fatto venire alla ribalta questa nuova arma che, all'epoca della costruzione della Hood" era ancora sottovalutata) e dei proiettili di grosso calibro che potevano piovere sui ponti. Inoltre occorreva montare un nuovo apparato motore, più leggero e meno assetato di nafta (il progresso tecnico era stato notevole anche in questo campo), rinnovare le sovrastrutture, etc. etc. L'inizio di questi lavori era previsto per il 1940 ma lo scoppio della guerra ne impedì l'attuazione. Così la "Hood", ad eccezione di qualche modifica dell'apparato secondario e ad un potenziamento dell'armamento antiaereo, iniziò la guerra nelle medesime condizioni in cui era negli anni 20. Si trattava dunque di una nave imponente che, però, era inevitabilmente superata e con alcuni preoccupanti punti deboli. Intanto la"Bismarck" si apprestava a partire per la sua missione contro i convogli inglesi. Secondo i piani dell'ammiraglio Raeder, comandante della marina tedesca, avrebbe dovuto essere accompagnata dai due incrociatori da battaglia "Scharnost" e "Gneisenau", anch'essi molto moderni (erano stati completati nel 1938).

Si trattava di due ottime navi, da 32 nodi di velocità, ben protette, che avevano il loro unico limite nel fatto che erano armate con 9 pezzi da 280 millimetri lunghi 54,5 calibri diposti in tre torri trinate. Si trattava di ottime artiglierie, ma ovviamente il loro calibro era inferiore a quello degli avversari e, pertanto, era stata prevista la loro sostituzione con 6 cannoni da 381 (uguali a quelli della "Bismarck") posti in tre torri binate. Ma anche in questo caso lo scoppio della guerra aveva impedito l'effettuazione di questa modifica che richiedeva circa un anno di lavori. Gli inglesi, quando capirono che queste navi avrebbero accompagnato la "Bismarck", compresero subito che occorreva a tutti i costi cercare di metterle fuori servizio. Ciò per evitare che unendo il loro potenziale a quello della nuova corazzata, costituissero una forza davvero temibile. Pertanto iniziarono a bombardarle (si trovavano nella base di Brest nella Francia occupata dai nazisti) e riuscirono a centrare il 9 aprile lo "Gneisenau" con un siluro che lo pose fuori combattimento per qualche mese.
Lo "Scharnost" doveva essere sottoposto a dei lavori di manutenzione alle caldaie e, pertanto, le due navi non potevano partire con la "Bismarck" come previsto dal piano. Hitler non volle però rinunciare alla missione e pertanto venne deciso di affiancare alla "Bismarck" il nuovo incrociatore pesante "Prinz Eugen" da 14.500 tonnellate ed armato con 8 cannoni da 203 millimetri lunghi 60 calibri. Era però di tutta evidenza che il potenziale offensivo destinato alla missione era stato molto diminuito da questi eventi. Gli inglesi avevano dunque messo a segno un punto importante a loro vantaggio. Ma la missione della "Bismarck" aveva un altro punto debole, questo sì molto grave: la mancanza di una portaerei che l' accompagnasse.

La storia delle portaerei tedesche era davvero singolare e molto simile a quella italiana. Anche in questo caso i gravi errori commessi da Hitler, (identici a quelli di Mussolini) aveva impedito alla Germania di dotarsi di uno strumento navale che i fatti avrebbero dimostrato essere insostituibile. Inizialmente dal "Piano Z" che doveva ricostituire una potente marina germanica era stata prevista la costruzione di ben 4 navi portaerei. Successivamente ne vennero impostate solo due, nel 1936, e per una di esse giunse quasi subito l'ordine di interrompere i lavori. Venne proseguita la costruzione di una sola unità, che venne varata nel 1938, con il nome di "Graf zeppelin". Nel 1940, quando la nave era quasi completa ( per lo 80%) Hitler ordinò la sospensione dei lavori in quanto riteneva che la vittoria sulla Francia ne avesse reso superflua la prosecuzione dei lavori. E' evidente che il dittatore nazista pensava che la Gran Bretagna sarebbe scesa a patti con la Germania ed a quel punto la guerra sui mari sarebbe praticamente finita. Perciò ordinò anche di sospendere l'addestramento, che si stava svolgendo nella Norvegia occupata dai tedeschi, di speciali reparti di caccia Messerschmitt BF 109 e di bombardieri in picchiata Junkers 87 "Stuka" che erano destinati alla costruenda portaerei.

I mesi successivi avevano smentito queste sue convinzioni ed il Furher, alla vigilia della partenza della "Bismarck" era preoccupato. E' noto che Hitler non fosse un grande esperto di guerra sul mare (egli si definiva un "leone" nella guerra terrestre ma sui mari si considerava un "codardo") e pertanto chiese all'ammiraglio Lutiens, designato per il comando della missione, se la mancanza di una portaerei potesse essere un problema. Lutiens cercò di rassicurare Hitler dicendo che gli aereosiluranti inglesi, colpendo la "Bismarck", avrebbero avuto lo stesso effetto della puntura di una vespa su un uomo: potevano fare male ma non avrebbero causato troppi danni. I fatti purtroppo daranno torto all'ammiraglio tedesco (a dire il vero già a Taranto ed a Capo Matapan gli italiani si erano accorti che le cose stavano molto diversamente). Forse a questa risposta non credeva molto neanche lui, ma appare verosimile che non avesse intenzione di allarmare troppo Hitler dimostrandosi incerto di fronte ad una missione così delicata.


La prima battaglia

Pertanto le navi tedesche partirono nella sera del 18 maggio 1941. Era prevista una prima tappa al largo delle coste della Norvegia ed a questo punto Lutiens commise il primo, e fatale, errore: non effettuò il previsto rifornimento di nafta dalla petroliera "Wollin": questa operazione venne eseguita soltanto dal "Prinz Eugen". Questa decisione, come vedremo, avrà esiti disastrosi per la missione a lui affidata. Successivamente, le navi tedesche, in condizioni di tempo e di mare difficili, passarono a nord dell'Irlanda. Esse si apprestavano ad entrare in Atlantico ma non sapevano che, grazie ad "Ultra" (era il meccanismo che permetteva agli inglesi di decifrare i messaggi in codice che i tedeschi inviavano tramite le macchine denominate "Eningma") gli inglesi erano a conoscenza della loro missione. Inoltre il 21 maggio un ricognitore inglese aveva avvistato le due navi: così non c'era alcun dubbio per gli inglesi, la "Bismarck" aveva preso il mare. Ad aspettare Lutiens vi erano due incrociatori pesanti, il "Norfolk" ed il "Suffolk", i quali erano di guardia con dei potenti radar. Era previsto che, appena queste due navi avessero intercettato le navi tedesche, l'incrociatore da battaglia "Hood" e la nuovissima corazzata "Prince of Wales", già in mare, avrebbero fatto rotta verso il nemico.

Fu il "Suffolk", nella sera del 23 maggio, ad avvistare la sagome scura e minacciosa della "Bismarck". Iniziò così una lunga partita a scacchi con le navi inglesi intente a tallonare il gruppo tedesco ed a cercare di non perderlo di vista (ma senza andargli troppo vicino per non esporsi ai colpi mortali del nemico) e le navi tedesche a cercare di eludere i loro inseguitori. Intanto la "Hood" e la "Prince of Wales", comandate dall'ammiraglio Lancelot Hollad, stavano arrivando. Intanto sulla "Bismarck" Lutiens era contrariato per la presenza di questi due fastidiosi incrociatori inglesi che non riusciva a scrollarsi di dosso. Era anche deluso dal fatto che il suo radar si fosse dimostrato meno efficace di quello inglese. Non immaginava minimamente però che cosa lo attendesse. Le due formazioni entrarono in contatto intorno alle 5 del mattino del 24 maggio e, sulle navi tedesche grande fu la sorpresa nel vedersi di fronte due corazzate inglesi una delle quali sembrava essere addirittura la "Hood". Non c'era tempo per sottrarsi allo scontro e Lutiens, controvoglia, capì che doveva impegnare il combattimento mettendocela tutta. Sulla carta la superiorità era tutta da parte britannica in quanto gli otto pezzi da 381 millimetri dell'"Hood" pareggiavano quelli della "Bismarck" mentre contro i 10 da 356 della "Prince of Wales" c'erano solo gli otto da 203 millimetri del "Prinz Eugen". Quest'ultimo inoltre era un incrociatore pesante con corazze molto sottili che lo esponevano a gravi rischi in un combattimento contro navi di classe superiore. Per motivi sconosciuti gli incrociatori inglesi "Suffolk" e "Norfolk", pur essendo vicini al luogo dello scontro, non presero parte alla battaglia.

Inizialmente l'ammiraglio inglese Holland decise di avvicinarsi perpendicolarmente alle navi nemiche. In questo modo avrebbe esposto i ponti poco protetti dell'"Hood" ai colpi della navi nemiche per un tempo molto minore. Questa manovra aveva però uno svantaggio: all'inizio avrebbe dovuto rinunciare all'uso della metà delle artiglierie della sua nave (le torri posteriori) ed a quattro dei dieci cannoni da 356 della Prince of Wales". Come descrisse questa scelta il Primo Lord del Mare, ammiraglio sir Dudley Pound: "era il comportamento di chi andava in combattimento usando una mano sola pur avendone due". All'inizio furono gli inglesi ad aprire il fuoco per primi, anche perchè i tedeschi avevano dovuto superare l'effetto sorpresa. Dopo qualche minuto partirono le salve di risposta delle navi germaniche che si rivelarono subito molto precise.

La "Hood" venne colpita subito e si sviluppò un incendio. I danni comunque non erano gravi ed Holland segnalò alla "Pince of Wales" di cambiare rotta per porsi parallela al nemico: a questo punto l'ammiraglio inglese voleva utilizzare tutta la sua potenza di fuoco. Fu in quel momento che accadde l'incredibile: una salva della "Bismarck cadde attorno all'"Hood". Uno dei proiettili colpì la nave nella zona centrale - poppiera. Perforò i ponti, debolmente protetti, ed esplose nella santabarbara poppiera dove vi erano i proiettili da 381 millimetri. Vi fu una terrificante esplosione, una vampata rossa che arrivò quasi al cielo. Quando le fiamme si diradarono la nave era spezzata in due tronconi che affondavano rapidamente (da uno di essi uscì un'ultima salva)! I marinai inglesi (e tedeschi) rimasero sbigottiti per questo terribile spettacolo. Su quasi 1500 uomini dell'equipaggio se ne salvarono solo tre! La "Prince of Wales" fece appena in tempo ad evitare uno dei tronconi che rischiava di investirla.

Prima battaglia
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Adesso la situazione era completamente mutata: era la "Prince of "Wales" a dover affrontare da sola le due navi tedesche. In pochi minuti la nave inglese fu colpita da quattro proiettili da 381 millimetri (due dei quali non esplosero) e da tre da 203 millimetri. Con nove (su dieci) cannoni fuori uso fu costretta ad interrompere il contatto. Lutiens, malgrado il parere contrario del comandante della "Bismarck", Lindemann, non inseguì la nave avversaria per darle il colpo di grazia. A dire il vero anche la "Bismarck" aveva ricevuto qualche colpo. In particolare uno di essi aveva forato un serbatoio di nafta ed adesso dalla nave usciva una copiosa scia. Poichè un altro deposito era inutilizzabile a causa dei danni ricevuti appariva grave la decisione di Lutiens di non riempire totalmente i serbatoi.
Comunque l'euforia per aver affondato la "Hood" fece passare in secondo piano questi problemi. Grande fu la soddisfazione in Germania e la notizia fece il giro del mondo rapidamente suscitando costernazione e sconcerto nei paesi che parteggiavano per la gran Bretagna.

Affondamento della Hood
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L'affondamento della "Hood" aveva dato alla "Bismarck" un alone di invincibilità. La storia della "Hood" La "Hood" era la più famosa espressione di una categoria, quella degli incrociatori da battaglia, nata nel 1908 con l'inglese "Invincible". Questa nave era stata costruita, (unitamente ad altre due similari alle quali fu posto il nome di "Inflexible" ed "Indomitable"), partendo dalla necessità di affiancare alle nuove corazzate monicalibre (dette così perchè erano caratterizzate da più cannoni di un unico calibro invece di vari cannoni di diverso calibro) un tipo di nave che avesse un armamento principale uguale per calibro (con solo qualche cannone in meno) ma con una velocità nettamente superiore (6 - 10 nodi maggiore) e, necessariamente per evitare un incremento di stazza eccessivo, con una corazzatura meno estesa e spessa. La tecnologia navale dell'epoca non permetteva infatti di costruire navi molto veloci e fortemente corazzate allo stesso tempo (gli apparati motori non lo consentivano) e pertanto occorreva sacrificare qualcosa.


Considerazioni storico-tattiche

Quando apparvero queste navi suscitarono una grande impressione. Erano armate con 8 cannoni da 305 millimetri, avevano un dislocamento di circa 17.500 tonnellate ed una corazzatura di 152 millimetri con quasi 28 nodi di velocità. Venne subito ordinata la costruzione di altre tre navi, la classe "Indefatigable" (le altre due unità "Australia" e New Zealand", furono offerte da queste nazioni per la comune difesa).
Queste due navi erano simili alla classe precedente per armamento (i cannoni da 305 erano però da cinquanta calibri in luogo dei 45 degli "Invincible"). La corazzatura era leggermente migliorata e la stazza era salita a 19.000 tonnellate. La filosofia operativa di queste unità era incentrata sulla velocità; esse potevano raggiungere e distruggere ogni altra nave sottraendosi al combattimento qualora le condizioni fossero per loro sfavorevoli. La marina imperiale tedesca, all'epoca grande rivale di quella britannica, inizialmente mise in cantiere l'incrociatore "Blucher". Si trattava di una nave armata con 12 cannoni da 210 millimetri e di quasi 25 nodi di velocità. Fu subito chiaro che le sue caratteristiche erano chiaramente inferiori a quelle degli incrociatori da battaglia inglesi, (soprattutto per l'armamento). Molti storici hanno ipotizzato che il "Blucher" fosse stata realizzato in virtù di false informazioni fornite alla marina germanica dal contro - spionaggio inglese. Quest'ultimo avrebbe fatto credere ai tedeschi che le navi inglesi erano veloci circa 25 nodi ed erano armate con cannoni da 234 millimetri che i tedeschi ritenevano equivalenti ai loro cannoni da 210 (i cannoni tedeschi Krupp erano, a parità di calibro, superiori a quelli inglesi).

Successivamente, quando i tedeschi capirono di essere stati ingannati, corsero ai ripari ed impostarono dapprima il "Von der Tann", una ottima nave armata con otto cannoni da 280 millimetri lunghi 45 calibri. Rispetto ai contemporanei inglesi si presentava molto più robusta in quanto con un dislocamento di circa 19.500 tonnellate aveva una cintura corazzata di ben 250 millimetri di spessore massimo, 230 millimetri alle torri di grosso calibro. In totale la protezione assorbiva quasi il 30% del dislocamento con una velocità di oltre 27 nodi. Si trattava di una nave che dunque non sacrificava del tutto la protezione alla velocità. Successivamente la marina tedesca costruì i due incrociatori da battaglia "Goeben" e "Moltke", da 23.000 tonnellate, con 10 cannoni da 280 millimetri lunghi 50 calibri e con un sistema di protezione ulteriormente migliorato. La serie di incrociatori da battaglia armati con cannoni da 280 millimetri fu completata da "Seydlitz", che, con un dislocamento di circa 24.500 tonnellate raggiunse valori di protezione di 300 millimetri alla cintura e 250 millimetri alle torri di grossi calibro con armamento principale invariato. Si trattava di navi costruite in ossequio al principio enunciato dal ministro della marina (e geniale creatore della flotta d'alto mare tedesca) von Tirpitz il quale era solito affermare il motto "galleggiare, galleggiare, galleggiare" che dava preminenza alla protezione.

Il "Seydiltz", grazie a questo suo efficare sistema di protezione, riuscì a superare i danni gravissimi riportati negli scontri del Dogger Bank e dello Jutland. Dall'altra parte del mare del nord, in Gran Bretagna, lord Fisher, Primo lord dell'Ammiragliato era di diverso parere e voleva navi veloci e con grossi cannoni, ma meno protette. Pertanto furono impostati i tre incrociatori da battaglia della classe "Lion" (gli altri due erano il "Queen Mary" ed il "Princess Royal") che erano armati con otto cannoni da 343 millimetri lunghi 45 calibri e quasi 30 nodi di velocità. Nella loro progettazione vennero però fatti alcuni errori; essi derivavano dalle corazzate della classe "Orion" armate con 10 cannoni da 343. Però, dovendo eliminare una torre di grosso calibro, venne deciso di escudere una delle due di poppa e di lasciare quella a centronave. Questa soluzione aveva due inconvenienti: la torre centrale aveva una campo di tiro limitato a causa della presenza dell'albero e delle sovrastrutture di poppa, ed inoltre era una fonte di pericolo per la nave che si trovava ad avere una santabarbara di proiettili di grosso calibro nel centro dello scafo. La protezione raggiungeva i 229 millimetri al galleggiamento ed alle torri di grosso calibro ed era largamente inferiore a quella delle navi germaniche dello stesso tipo. La marina tedesca non stette a guardare ed iniziò la costruzione di una nuova classe di tre incrociatori da battaglia armati con otto cannoni da 305 millimetri lunghi 50 calibri che essi ritenevano avere le stesse caratteristiche di quelli inglesi da 343. Erano belle navi con una protezione ulteriormente migliorata (300 millimetri alla cintura ed alla torre di comando e 270 alle torri di grosso calibro) ed avevano un dislocamento di 26.500 tonnellate con oltre 27 nodi di velocità. Ad esse vennero dati i nomi di "Derrflinger", "Lutzow" ed "Hindenburg".

Intanto le altre nazioni avevano posto l'attenzione su questo tipo di navi che, però, erano molto costose e non erano perciò alla portata di tutti. Il Giappone ordinò quattro incrociatori da battaglia il cui progetto fu predisposto in Gran Bretagna. Fece molto scalpore la loro entrata in servizio (il primo il "Kongo" venne costruito in Gran Bretagna mentre gli altri tre "Haruna", "Hiei" e "Kirishima" in Giappone) in quanto erano armati con otto cannoni da 356 millimetri lunghi 45 calibri ed erano dunque le navi più potenti al mondo in quel momento. Avevano una cintura corazzata di soli 203 millimetri ed alle artiglierie la protezione era di 229 millimetri. Un grande vantaggio era dato dal fatto che non avevano il difetto dei "Lion" in quanto era stata corretta l'erronea disposizione delle torri di grosso calibro. Gli inglesi, dopo l'esperienza della progettazione dei "Kongo", impostarono il "Tiger" che ne era una replica anche se armata con cannoni da 343 millimetri (decisione inspiegabile visto che i 356 millimetri dei "Kongo" erano prodotti in Gran Bretagna") al quale doveva seguire un'unità simile, il "Leopard", la cui costruzione fu annullata. L'apparato motore forniva ben 108.000 cavalli ed era stata ventilata la possibilità di dotare questa nave di caldaie modernissime a piccoli tubi con propulsione interamente a nafta (e non a nafta e carbone come le altre navi del tempo). Tale soluzione fu però poi scartata.

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale portò ad un cambiamento dei programmi dei belligeranti. La Germania aveva previsto la costruzione di sette nuovi incrociatori da battaglia: i quattro "Mackensen" armati con otto cannoni da 356 millimetri ed i tre "Ersatz Yorck" dotati con 8 cannoni da 381 millimetri lunghi 45 calibri. Nessuna di queste navi fu completata a causa delle vicende belliche. Si trattava di ottime navi, ben protette come tutte le navi tedesche, e da oltre 27 nodi di velocità. La marina britannica dapprima costruì i due "Repulse" e "Renonwn" originariamente impostati come corazzate della classe "R" armati con sei cannoni da 381 millimetri lunghi 42 calibri che però avevano una cintura corazzata di appena 152 millimetri. Apparve subito evidente la necessità di irrobustirne la protezione e pertanto vennero portati in cantiere e aumentando il predetto valore a 229 millimetri. Successivamente, nel corso di vari lavori di ammodernamento effettuati negli anni "30", furono incrementati anche i valori della protezione delle torri di grosso calibro e dei ponti. Subito dopo vennero impostati tre incrociatori da battaglia dalle strane caratteristiche: si trattava del "Furious", del "Glorious" e del "Courageous" che, con 22.500 tonnellate di stazza erano armati con 4 cannoni da 381 millimetri ma avevano una protezione quasi ridicola: soli 76 millimetri alla cintura.

Queste navi erano state progettate in funzione di un ridotto pescaggio per appoggiare delle ipotizzate operazioni di sbarco nei bassi fondali del Baltico. Non se ne fece nulla e queste navi furono poi trasformate in portaerei essendo insufficienti le loro caratteristiche come incrociatori da battaglia (il "Furious" all'inizio doveva essere armato con due enormi cannoni da 457 millimetri lunghi 45 calibri ma venne poi completato metà incrociatore e metà portaerei con uno solo di questi cannoni, sarà poi definitivamente convertito in portaerei). Però all'Ammiragliato quando giunse la notizia circa i nuovi incrociatori da battaglia tedeschi delle classi "Mackensen" ed "Ersatz Yorck" apparve subito chiaro che vi era un nuovo pericolo: i nuovi tipi "Repulse" e Furious" non potevano competere con le nuova navi tedesche e pertanto si dette inizio alla progettazione di delle nuove navi molto più grandi e potenti. Sarà questa la classe "Hood" costituita da quattro incrociatori dei quali uno solo sarà completato (per le caratteristiche vedi sopra).

I suoi rivali tedeschi non videro però mai la luce ed esso fu la bandiera del potere marittimo britannico fra le due guerre, fino al fatale incontro con la "Bismarck". E' interessante notare che al termine della Prima Guerra Mondiale alcune potenze vincitrici avevano in corso (o in progetto) la costruzione di nuovi e potenti incrociatori da battaglia. La marina americana le sei unità della classe "Lexington", da 42.000 tonnellate, caratterizzate da un apparato motore turbo - elettrico da ben 184.000 cavalli di potenza con conseguente velocità di oltre 33 nodi, che in un primo momento dovevano essere armate con 10 cannoni da 356 millimetri lunghi 50 calibri e che dopo la battaglia dello Jutland videro riformulato il progetto con un armamento di 8 cannoni da 406 millimetri lunghi 45 calibri.
Stranamente però la corazzatura alla cintura già prevista di soli 197 millimetri, nella seconda formulazione del progetto fu diminuita a soli 178 millimetri. Queste navi non vennero completate per effetto della conferenza di Londra sulla limitazione degli armamenti navali e solo due di esse ("Lexington e "Saratoga") furono trasformate in portaerei (le altre vennero demolite) Il Giappone progettò la costruzione di ben otto incrociatori da battaglia da 41.000 tonnellate, armati con 10 cannoni da 406 millimetri lunghi 45 calibri, con velocità di 30 nodi per 131.000 cavalli di potenza ed una cintura di protezione di 254 millimetri (i primi quattro) e 297 millimetri (gli altri quattro della seconda serie). Uno solo di questi venne completato ma come portaerei, mentre la costruzione degli altri venne sospesa dopo la conferenza di Londra.

Gli inglesi, di fronte alle nuove costruzioni di americani e giapponesi vararono la costruzione di quattro nuovi incrociatori da battaglia (detti "Super Hood") da 48.000 tonnellate che dovevano essere armati con 9 cannoni da 406 millimetri disposti in tre torri trinate tutte a prora: si trattava di una concezione rivoluzionaria. Queste navi dovevano avere una cintura corazzata di ben 356 millimetri ed una velocità di 31 nodi per 160.000 cavalli di potenza. Come si vede si trattava di navi molto meglio protette di quelle costruite in Gran Bretagna fino ad allora e questo può essere stato l'effetto di quanto i progettisti inglesi avevano potuto constatare sulle navi della flotta tedesca d'alto mare che si era a loro consegnata in virtù della sconfitta tedesca del 1918 (si autoaffonderanno nella base inglese di Scapa Flow nelle isole Orcadi per ordine del loro comandante Von Reuter). Anche i "Super Hood" non vennero costruiti per gli accordi sul disarmo. In questa sede dobbiamo accennare ai quattro incrociatori da battaglia russi della classe "Borodino". Essi vennero impostati verso la fine del 1912 ma non vennero mai completati a causa delle vicende belliche. Si trattava di navi armate con ben 12 cannoni da 356 millimetri lunghi 52 calibri progettati in Inghilterra, di 27 nodi di velocità e con una protezione di 305 millimetri alla cintura.

Le altre nazioni non riuscirono a costruire incrociatori da battaglia che, come disse Winston Churchill nel 1913 quando era Primo Lord dell'Ammiragliato, "erano le navi più costose al mondo". Negli anni Trenta la Francia completò i bellissimi "Dunqurque" e "Strasbuorg", da 27.500 tonnellate standard, armati con otto cannoni da 330 millimetri lunghi 52 calibri e posti in due torri quadruple nella parte anteriore della nave. Avevano un apparato motore da 150.000 cavalli che conferiva loro la velocità di 32 nodi ed una cintura corazzata di 241 millimetri. Molta cura era stata riservata alla protezione delle grandi torri dell'artiglieria principale (330 millimetri al frontale e 345 le barbette) del torrione (270 millimetri orizzontale e 160 verticale) e dei ponti (130 millimetri il ponte corazzato, 40 quello di coperta con lati inclinati da 50 millimetri). La Germania impostò i due "Scharnost", da 31.600 tonnellate standard, di cui si è detto sopra, e gli Stati Uniti costruirono i due "Alaska" e "Guam" (di una classe di 12 la cui costruzione di 10 unità fu annullata) da 30.500 tonnellate 9 cannoni da 305 millimetri lunghi 50 calibri.

Ormai però l'epoca dell'incrociatore da battaglia era passata, la sua funzione era stata irrimediabilmente posta in secondo piano dall'evoluzione tecnologica che aveva portato alla corazzata rapida. Ma, anche quest'ultima, sarebbe stata messa da parte dalle portaerei, nuove regine dei mari.


Fase finale

Dobbiamo adesso tornare alla "Bismarck" dove, dopo lo scontro vittorioso, tra i marinai si era creato un clima di euforia. Infatti avevano appena affondato la "Hood", la nave più famosa della flotta britannica, e costretto la nuovissima corazzata "Prince of Wales" a ritirarsi per evitare la stessa sorte.
La notizia dell'affondamento della "Hood" si diffuse rapidamente in Gran Bretagna e poi nel mondo. Tra i cittadini dell'impero britannico vi fu una sensazione di sgomento e di inquietudine. Winston Churchill ricevette la cattiva notizia mentre era a Chequers, nella sua casa di campagna, in compagnia dell'ambasciatore degli Stati Uniti, Harriman, ed esclamò ad alta voce: "La Hood è saltata in aria, ma per la Bismrack è finita". Naturalmente la notizia ebbe un effetto ben diverso a Berlino, dove l'ammiraglio Raeder dette la buona novella ad Hitler che fu molto contento.

In mare intanto Lutiens rifletteva: aveva sempre alle calcagna i due incrociatori pesanti inglesi "Suffolk" e "Norfolk" che lo tallonavano. Queste navi non lo impensierivano militarmente, perché, a causa della loro inferiorità non osavano avvicinarsi alla "Bismarck." Nondimeno egli era comunque preoccupato perchè non riusciva ad eludere la loro sorveglianza. Era chiaro che, mantenendo il contatto, la Royal Navy avrebbe fatto di tutto per affondare la sua nave e ciò per vendicare il grave smacco subito con l'affondamento della "Hood". L'ammiraglio tedesco comprendeva perfettamente che per gli inglesi la presenza della "Bismarck" in Atlantico era una minaccia terribile per i convoglio e, giustamente, sapeva che avrebbero fatto di tutto per affondarla. Inoltre l'affondamento della "Hood" era stato uno smacco troppo grande per la marina britannica che, adesso, di fronte al mondo, doveva dimostrare di avere ancora saldamente il controllo dei mari. Occorreva dunque affrontare la "Bismrck" e distruggerla a tutti i costi. Lutiens sapeva che la sua nave era danneggiata, anche se non gravemente, e, sapendo che adesso tutta la "Home Fleet" gli avrebbe dato la caccia, decise interrompere la missione per fare ritorno in un porto sicuro.

Riparati i danni, la "Bismrck" avrebbe potuto intraprendere una nuova missione magari con la sua gemella "Tirpitz" che di lì a qualche mese sarebbe entrata in servizio. All'ammiraglio tedesco si poneva un dilemma: tornare indietro e riparare in Germania (o in Norvegia), ovvero proseguire per un porto della Francia occupata? Optò per la seconda soluzione e pertanto ordinò di procedere a 28 nodi verso sud - est. Successivamente Lutiens, che in tutta la vicenda tenne un comportamento volto al pessimismo, ordinò al "Prinz Eugen" di staccarsi dalla sua nave lasciandolo così libero di procedere per la sua strada. La manovra fu eseguita, con grande abilità, intorno alle 18 del 24 maggio e le navi inglesi che li tallonavano non si accorsero di nulla (il comandante del "Prinz Eugen" non era d'accordo con questa decisione, pensava che le due navi dovessero procedere insieme per aiutarsi a vicenda, ma obbedì disciplinatamente agli ordini del suo superiore). Intanto a Lutiens giunse una pessima notizia: i colpi della "Prince of Wales" avevano causato, tra gli altri danni, l'allagamento dei locali prodieri dove vi era parte delle riserve di nafta. Pertanto l'autonomia della nave era notevolmente diminuita. Si rivelava dunque in tutta la sua gravità l'errore di Lutiens di non effettuare il rifornimento nelle acque della Norvegia all'inizio della missione. Adesso doveva necessariamente diminuire la velocità ed assumere l'andatura più economica. Ciò costituiva un vantaggio per i suoi inseguitori.

L'ammiraglio inglese Tovey, incaricato di coordinate la caccia alla "Bismarck", stava intanto mettendo in campo tutte le forze a sua disposizione. Le uniche navi in grado di raggiungere la "Bismarck", perchè dotate della sua stessa velocità, erano gli incrociatori da battaglia "Repulse" e "Renown", entrati in servizio nel 1916, ed armati con soli sei cannoni da 381 millimetri. Esse comunque apparivano pericolosamente inferiori alla corazzata tedesca, e pertanto occorreva fare affidamento sulla nave da battaglia "King George V", gemella della "Prince of Wales". Le potenti corazzate "Nelson" e "Rodney", costruite negli anni 1923 - 25, armate con 9 cannoni da 406 millimetri, erano in grado di arrivare a stento a 23 nodi di velocità e pertanto in caso di contatto, la nave tedesca, accellerando alla massima andatura, poteva facilmente rompere il contatto. Era dunque chiaro che affinchè la caccia potesse essere condotta con delle probabilità di successo occorreva colpire la "Bismarck" dal cielo. Se gli aereosiluranti inglesi fossero riusciti a mettere a segno qualche colpo sulla nave tedesca vi era la possibilità di rallentarne la marcia e permettere così alle navi da battaglia inglesi di raggiungerla ed affondarla. Per ora l'unica portaerei vicina era la "Victorious" che, però aveva pochi aerei a bordo (15 di cui nove aereosiluranti "Fairey Swordfish" e sei caccia navali modello "Fairey Fulmar") con equipaggi alquanto inesperti.

Bismarck sotto attacco
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Tovey dette l'ordine di attacco che venne sferrato nelle ultime ore di luce del 24 maggio. Un siluro colpì la corazzata tedesca a centro nave ma, la spessa cintura corazzata assorbì bene il colpo. Se i danni non erano gravi la violenza della detonazione, unita alle rapide accostate, aveva fatto saltare le riparazioni di emergenza eseguite dopo lo scontro con le navi inglesi. Lutiens apprese che a prua l'acqua aveva invaso i locali caldaie e dovette ordinare di rallentare l'andatura a sedici nodi per far riparare i danni. Intanto in quelle prime ore del 25 maggio l'ammiraglio tedesco studiava la possibilità di sfuggire al controllo radar dei suoi inseguitori. Aveva notato che questi ultimi manovravano alle sue spalle a zig - zag tenendosi prevalentemente sulla sinistra. Pertanto, nel momento in cui con il loro zig - zagare si trovarono al massimo a sinistra ordinò un'accostata a destra. Con questa manovra riuscì a far perdere le sue tracce al radar del "Suffolk" (questa era la nave inglese che montava l'apparecchiatura più potente) e pertanto, alle cinque del mattino, all'ammiraglio Tovey giunse la cattiva notizia che la "Bismarck" aveva fatto perdere le sue tracce.

A quel punto lo sconforto si diffuse all'Ammiragliato britannico: se la corazzata tedesca fosse riuscita a rientrare in Germania lo smacco per la marina inglese sarebbe stato gravissimo. A quel punto però Lutiens commise un ennesimo errore: trasmise dei messaggi radio (forse credendo di non essere riuscito a sfuggire al controllo radar delle navi inglesi) che, intercettati dal nemico, ne permisero la sua localizzazione. Però, per ironia della sorte, gli addetti alla localizzazione sbagliarono nel calcolare la posizione della "Bismarck" che venne segnalata come se seguisse una rotta che la portava alle basi norvegesi. Pertanto alle navi inglesi fu ordinato di dirigere verso nord, cosa che le allontanò dalla "Bismarck". Intanto, per tutto il giorno e la notte gli inglesi continuarono a cercare la corazzata tedesca. Il contatto venne ristabilito il 26 maggio, alle ore 10,30, da un aereo di produzione statunitense ceduto alla Gran Bretagna in virtù della legge "Affitti e prestiti": un idrovolante Consolidated modello "Catalina". Da questa rilevazione era chiaro che la corazzata tedesca stava dirigendo verso sud - est in direzione della Francia occupata dalle armate naziste, ciò mentre le navi inglesi la stavano cercando in tutt'altra zona.

Quando Tovey ricevette la segnalazione osservò subito che le sue due corazzate, la "Rodney" e la "King George V", non erano in grado di raggiungere la nave tedesca se questa non fosse stata "azzoppata" dagli aereosiluranti. Ma, guardando la cartina, osservò la "Forza H" che aveva base a Gibilterra, anch'essa coinvolta nella caccia, si trovava a circa duecento chilometri dalla corazzata tedesca, e pertanto poteva lanciare un attacco di aereosiluranti dalla portaerei "Ark Royal". Con questa nave vi erano l'incrociatore da battaglia "Renown" e l'incrociatore pesante "Sheffield" che, però, da soli, apparivano troppo deboli per affrontare la "Bismarck". Intanto sulla corazzata tedesca il morale era crollato. Aereosiluranti inglesi li braccavano ed era ormai chiaro che vi sarebbe stato un attacco a breve. A causa della scarsità di carburante erano costretti a tenere una velocità di soli 20 nodi. Se solo avessero potuto navigare alla massima velocità! A quell'ora sarebbero già stati nel raggio di azione degli aerei della Luftwaffe di base in Francia e non avrebbero più corso pericoli. Intanto alle 18 apparve una nave all'orizzonte. Era l'incrociatore pesante inglese "Sheffield" che aveva il compito di dirigere gli aerei inglesi verso la "Bismarck". Poi comparvero 15 aereosiluranti inglesi "Fairey Swordfish" che, incredibilmente, attaccarono per errore lo "Sheffield"! Quando gli equipaggi degli aerei inglesi tornarono sulla loro nave vennero duramente rimproverati dall'ammiraglio inglese Somerville.

Seconda battaglia
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Intanto, nelle vicinanze, si stava consumando un'altra beffa: il sommergibile tedesco U 556 vedeva sfilare davanti a sè, ed in ottima posizione di tiro, l'"Ark Royal" e la "Renown" ma il suo comandante, Wolfarth, non poteva far nulla perchè non aveva più siluri a bordo!
Intanto a bordo dell'"Ark Royal" era stato organizzato in tutta fretta un altro attacco. Quest'ultimo ebbe inizio alle ore 21 ed i piloti inglesi sapevano che se avessero fallito non vi sarebbero state altre prove d'appello. L'indomani la nave tedesca sarebbe entrata nel raggio d'azione dei caccia tedeschi di base in Francia e non vi sarebbe stato più nulla da fare! L'assalto venne condotto con grande determinazione e due siluri centrarono la nave tedesca. Uno dei due non causò gravi danni ma l'altro colpì a poppa e bloccò il timone. Era un colpo decisamente fortunato, di quelli che accadono una volta sola durante una guerra! A bordo della corazzata tedesca dopo lo scontro ci si rese conto dei danni. Il primo siluro non aveva causato gravi avarie ma il secondo aveva bloccato il timone mentre la nave era accostata a sinistra. Pertanto adesso la corazzata tedesca era costretta a girare in tondo e non poteva sfuggire ai suoi inseguitori! In quella notte a bordo della "Bismarck" si tentò ogni espediente per sbloccare il timone ma invano.

Quella notte fu gravida di cattivi presagi per i marinai tedeschi. il comandate della nave Lindemann, che, a differenza di Lutiens, era stato sempre ottimista, cadde nella più profonda disperazione. Il mattino successivo, dopo un fallito attacco notturno da parte di cacciatorpediniere inglesi, alle 9 ebbe inizio lo scontro finale tra la corazzata tedesca, ferita ed incapace di manovrare per la rottura del timone, e le corazzate inglesi "King George V" e "Rodney", appoggiate dagli incorciatori pesanti "Norfolk" e "Dorsetshire". In un'ora di lotta ineguale le navi inglesi spararono ben 2876 granate, delle quali 719 di grosso calibro. Circa 400 di esse colpirono la nave tedesca che però, pur essendo in fiamme, non affondava. Tovey era disperato perchè non riusciva a comprendere come una nave che avesse subito un uragano simile di colpi potesse ancora galleggiare. Furono tre siluri dello incrociatore "Dorsetshire" a dare il colpo di grazia alla corazzata tedesca. Degli oltre 2200 uomini dell'equipaggio se ne salvarono solo 115. Churchill fu felicissimo di dare la notizia alla Camera dei Comuni dell'affondamento della "Bismarck", che venne dato alle 11 del 27 maggio 1941. Al contrario Hitler si arrabbiò molto per la perdita della corazzata che portava il nome del cancelliere di ferro che aveva riunificato la Germania.



Considerazioni sull'affondamento della Bismarck

Da quanto esposto appare subito chiaro che la perdita della corazzata tedesca fu causata in primo luogo dai gravi errori tattici dell'ammiraglio Lutiens: la decisione di non effettuare il rifornimento di carburante all'inizio dell'operazione fu un errore senz'altro decisivo. Infatti a causa della scarsità di carburante (i depositi di nafta di prora erano stati resi inutilizzabili dallo scontro con la "Hood" e la Prince of Wales") la "Bismarck" non potè dirigersi verso la Francia alla massima velocità consentita e questo permise agli inglesi di raggiungerla e poi di affondarla.
Ma, ancora prima, il destino della splendida nave tedesca fu segnato dall'assurda decisione di Hitler di non completare la portaerei "Graf Zeppelin".
Questa nave, impostata nel 1936 e varata nel 1938, ebbe la costruzione interrotta nel 1940 per ordine di Hitler quando ne era ormai vicino il completamento. Si trattò di un grave errore che privò la Germania dell'unica portaerei (ne erano previste 4 in origine) in costruzione. Nel 1940 alcuni reparti di caccia Messerschmitt 109 e di bombardieri in picchiata "Stukas" avevano iniziato anche l'addestramento per i decolli dalle portaerei ma la decisione del dittatore nazista interruppe questi preparativi. Si disse che il Furher dopo la sconfitta della Francia riteneva ormai superfluo spendere altri marchi per il completamento della nave ma i fatti gli diedero torto.

Se la "Bimarck" avesse avuto la "Graf Zeppelin" al suo fianco (23.500 tonnellate standard, almeno 42 aerei, 33 nodi di velocità) i caccia tedeschi non avrebbero mai permesso ai lenti e vecchi aereosiluranti Fairey "Swordfish" di avvicinarsi alle navi germaniche. Invece, ironia della sorte, la "Bismarck" orgoglio della marina da guerra tedesca fu colpita da un aereo che nell'aspetto e nelle prestazioni era più simile ai biplani della prima guerra mondiale che agli aerei della seconda. La Germania che aveva introdotto i concetti di "guerra lampo" con le nuove armi super tecnologiche doveva soccombere di fronte a dei vecchi biplani (226 chilometri orari di velocità massima) perchè non aveva nulla da opporre, nulla che li valesse!
Hitler dopo questa vicenda rimase molto scosso e non autorizzò più alcuna scorreria di grandi navi tedesche in Atlantico. Infatti la "Tirpitz", gemella della "Bismarck", non incontrò mai le navi inglesi. nel 1942 dette ordine di completare la "Graf Zeppelin" (von l'entrata in guerra degli Stati Uniti lo scenario era cambiato ed il dittatore nazista forse voleva disporre di una forza d'attacco navale che intercettasse i convogli alleati che portavano i rifornimenti all'Unione Sovietica), ma, dopo qualche mese, si rimangiò questa decisione. Vennero proposte altre soluzioni, la trasformazione in portaerei dell'incrociatore pesante "Seydiltz", allora in costruzione, del transatlantico "Europa", dell'incrociatore francese "De Grasse", abbandonato quando era in costruzione e catturato dai germanici con l'invasione della Francia, persino dell'incrociatore da battaglia "Gneisenau", ma nessuna di queste idee superò la fase del progetto. Ormai, a partire dalla fine del 1942, era evidente che i rapporti di forza erano ormai cambiati a tutto sfavore della Germania nazista che doveva indirizzare tutte le sue risorse verso l'esercito e l'aereonautica per cercare di respingere un nemico che attaccava su tutti i fronti con forze soverchianti.

Intanto, nel Mediterraneo, anche la flotta italiana subiva dure sconfitte da quella inglese per l'identico motivo: la mancanza di navi portaerei. A Taranto in data 11 novembre 1940 una formazione di aereosiluranti "Fairey Swordfish" avevano silurato tre corazzate italiane mentre erano nel porto. A capo Matapan la flotta italiana aveva subito una dolorosa sconfitta sempre a causa degli aereosiluranti inglesi che avevano prima colpito l'ammiraglia della flotta la "Vittorio Veneto" e poi immobilizzato l'incrociatore pesante "Pola" (affondato insieme ai suoi gemelli "Fiume" e "Zara" mandati in suo aiuto).

In questa sede occorre accennare che, in Italia, la Marina militare sin dal lontano 1925 aveva chiesto l'autorizzazione a costruire navi portaerei. Di anno in anno venivano elaborati nuovi progetti che però non venivano mai approvati forse anche per la gelosia dell'Aereonautica (arma fascista per eccellenza) che non vedeva di buon occhio che la Marina avesse dei suoi aerei.
Mussolini, chiuse la contesa affermando che "l'Italia non aveva bisogno di portaerei perchè era essa stessa una portaerei naturale protesa nel Mediterraneo".

Questo suo intervento, al quale subito si conformò il sottosegretario alla Marina militare, Cavagnari, impedì di fatto che la marina italiana si dotasse di navi portaerei. Ciò anche se a norma del Patto di Londra (che all'epoca regolava le quote di costruzioni di navi delle grandi potenze) potesse dotarsi di tale tipo di navi per 60.000 tonnellate. In quegli anni l'Italia spese somme enormi per rimodernare completamente le quattro corazzate della classe "Cavour" e per costruire quattro nuove splendide (ed inutili) navi da batttaglia della classe "Vittorio Veneto".
Nè poteva essere invocato l'alibi che, essendo l'obiettivo italiano la parità navale con la Francia, non vi era motivo di costrire navi portaerei perchè neanche la Marina francese ne aveva. A parte il fatto che ciò non era vero, infatti i francesi avevano in servizio la "Bearn", frutto della trasformazione di una corazzata della classe "Normandie", ( si trattava comunque di una nave completata nel 1925 e di scarsa efficienza bellica), vi è da dire che il 26 novembre 1938 erano state impostate due nuova unità molto moderne, il cui progetto ricalcava quello delle statunitensi "Yorktown". Si trattava della "Joffre" e della "Painleve" che però non furono completate a causa dell'invasione tedesca.

Pertanto nel 1941 la situazione era la seguente: l'Italia aveva sei corazzate in servizio (quattro erano però state danneggiate dagli aereosiluranti inglesi una delle quali, la "Cavour", non sarebbe più rientrata in servizio), ed altre due in costruzione, la cui entrata in servizio per prevista per il 1942 ("Roma" ed "Impero"). Ma non aveva in cantiere nessuna portaerei il cui costo era di molto inferiore a quello di una moderna corazzata! Mussolini, dopo le batoste subite, ammise il suo errore (bontà sua). Colui che "aveva sempre ragione", aveva preso una enorme cantonata che stava sortendo effetti disastrosi per l'Italia. Adesso, ammise che senza portaerei non era possibile condurre la guerra sul mare (a meno che la flotta non restasse a cento miglia dalle nostre basi). Egli disse che le portaerei erano il "parapioggia delle forze navali" (sic) e pertanto l'Italia doveva provvedere a dotarsene.

A quel punto, a guerra ormai iniziata, la soluzione migliore sarebbe stata di mettere un ponte su qualche nave mercantile in modo da ottenere nel giro di qualche mese delle piattaforme da cui fare partire alcuni aerei. Questa soluzione, che sarà sperimentata con successo dagli Stati Uniti (fin dal 1911 !!! - vedi CAPRONI sopra), non si conciliava però con la megalomania del regime fascista. Venne messo in cantiere la trasformazione completa di due transatlantici in portaerei che avrebbero dovuto assumere i nomi di "Aquila" e "Sparviero". Su quest'ultima i lavori non progredirono ma, sulla prima, venne intrapreso una lunga e costosa opera di trasformazione.

Mussolini si disse sicuro che in un anno l'Italia avrebbe avuto le sue portaerei ma, naturalmente ciò era impossibile e pertanto il "Duce" ancora una volta si sbagliava completamente. Appariva chiaro che la questione, di importanza vitale per le sorti della guerra, era stata affrontata con la faciloneria, la superficialità, l'ignoranza, che caratterizzavano il regime fascista. La portaerei "Aquila", dopo due anni di sforzi accaniti, fu pronta per le prove in mare ai primi del settembre del 1943! Ma a quell'epoca la guerra era ormai perduta e la bella nave (23.500 tonnellate di stazza, 30 nodi di velocità, 55 - 70 aerei), venne abbandonata nel porto di La Spezia dove fu ritrovata semi - affondata alla fine della guerra. Recuperata nel 1946 venne definitivamente e mestamente demolita nel 1951. Era stata la muta testimonianza di come il regime fascista, liberticida e totalitario, che non lasciava spazio al dialogo, avesse dilapidato in maniera assurda le risorse del paese.

L'AQUILA !!! - Quale più triste simbolo di una guerra malamente perduta.

Edited by GM_Maxleiden - 3/11/2008, 09:50
 
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GM_Salvatore
view post Posted on 25/10/2008, 12:51     +1   -1




La mitica bismark ...wow... se il Fuhrer ne costruiva piu di 2 , ad esempio 10-15 (sai quanti debiti :lol: ) la sorte della guerra forse sarebbe cambiata .
Bel topic Max!
 
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view post Posted on 3/11/2008, 09:18     +1   -1
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Ammiraglio della Flotta

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Gia Sasà..........thx.
Io penso che piu che altre Corazzate (non che l'idea fosse malvagia) alla Bismarck ci voleva una copertura aerea, quindi il Furher (ottimo statista della guerra di terra, ma non di quella di mare, senza parlare di quella aerea) avrebbe dovuto autorizzare la costruzione di quelle "famose" portaerei che avrebbero dovuto avere, non dico il compito di svolgere funzioni di attacco, ma almeno di difesa, per quella grandi fortezze naviganti che erano le Corazzate Tedesche. Fortezze immense si.....ma sempre isolate però, in punti geograficamente pericolosi all'interno dell'Oceano Atlantico!
 
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GM_Dellark
view post Posted on 3/11/2008, 10:33     +1   -1




Ma che hai fatto una tesi di laurea ???? Complimenti max..
 
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view post Posted on 3/11/2008, 12:40     +1   -1
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Ammiraglio della Flotta

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Grazie per i complimenti Della, ma non li merito perche sono informazioni prese su un sito. Io ho solo copiato e incollato :lol:
 
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GM_Pedro
view post Posted on 3/11/2008, 14:27     +1   -1




Continua con belle immagini Max.
Mi auguro di vedere molte persone che vogliono affrontare questo forum. :lol:
 
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GV_Roby
view post Posted on 14/11/2008, 00:17     +1   -1




E' un gran bell'argomento questo.. La Bismarck e la Tirpz (gemella della Bismarck). Comunque concordo con quanto detto da Max sul fatto che la marina tedesca necessitava di una copertura aerea.. come anche, la necessitava la supercorazzata giapponese Yamato nel pacifico, si scontrò contro una flotta americana (esagerata :ph34r: ) cercando di arrestare l'attacco.. macche, altro che flit e vape! Testina! Và che posto qualche van gogh! :lol:


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^_^

ps. particolarmente, nella seconda immagine c'è la Bismark che apre fuoco da lontano e a distanza ravvicinata un Tribal.
 
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6 replies since 25/10/2008, 12:31   8497 views
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